Racconti ad episodi

Una cavalletta poliziotta. ( racconto ad episodi )

 

Prefazione:

 

Peppina è una cavalletta un po' speciale! Come

tutte le altre cavallette lei vive nel prato ma, a differenza

delle altre, ci sono due cose particolari che la rendono

diversa: zoppica un po' nel camminare e sogna du diventare

poliziotta. A causa di tutto ciò, verrà spesso presa in giro,

ma lei non si darà per vinta. È testarda, determinata e,

malgrado quel suo problema nel camminare che la rende

" diversamente abile ", riuscirà comunque a realizzare

il suo sogno di diventare poliziotta. Ce la farà grazie

alla sua tenacia, alla sua intelligenza, alla sua forza

di volontà! Se ne accorgeranno anche tutti i poliziotti

che si troveranno a contatto con lei. Supererà la sua

" diversità " impegnandosi fino in fondo in ciò in cui

crede: alla fine chi la deride si dovrà ricredere di

fronte alle sue qualità nascoste. Peppina dimostrerà

a tutti che i sogni si possono realizzare, basta

crederci fino in fondo! La cavalletta Peppina,

protagonista di questa storia, avrà a che fare

con poliziotti " veri ". Si dovrà confrontare con

essere umani e scontrare con la realtà in cui vivono.

La sua storia diventerà così un connubio tra

fantasia. Con la speranza che il racconto possa

piacere vi auguro buona lettura.

 

Peppina Pin.

 

Peppina Pin è una bella e giovane cavalletta che vive

nel prato insieme a tante altre cavallette. Lei è intelligente

con un carattere particolare: è testarda, determinata,

permalosa, però verso gli altri è anche disponibile.

Sempre pronta ad aiutare chi le chiede aiuto.

C'è un particolare che però la rende speciale:

zoppica un po'. Purtroppo, da piccola, un sasso

rotolando da una discesa finì sopra la zampina

di Peppina schiacciandola. Lei riuscì a liberarsi

ma la zampina schiacciata rimase offesa e da

quel giorno lei camminò sempre zoppicando un po'.

Questo non le impedì di vivere la vita come tutte

le sue simili. Peppina va a scuola e attorno a sé

ha degli amici che le vogliono bene, con loro si

diverte un mondo. Passa il suo tempo libero

spesso insieme ad Antenna Lac, Ingordo Sim,

Bombon Lin e Saltella Slim. I cinque esemplari

sono davvero inseparabili e Peppina con loro

è davvero felice. A scuola, per la sua spiccata

intelligenza, risulta essere la migliore di tutti.

Ha sempre dei bei voti, un comportamento

corretto e una memoria insuperabile che tutti

invidiano. Perfino la maestra, la signorina

Drin Molla rimase stupita di lei. Peppina farebbe

ben volentieri a meno di studiare ma la sua

mamma la sprona sempre ad aprire il libro e a

leggere. Le dice sempre di non sopravvalutare

la sua memoria, e che leggere è sempre importante.

Così Peppina, controvoglia, si ritrova a studiare

come tutti i suoi compagni. " Ma a cosa serve

studiare? " Peppina se lo chiede spesso e

pensa: " Vuoi mettere quant'è bello giocare,

invece di studiare? ! " Pin la pensa come tutti

quelli della sua età però, anche se non le piace

molto lo studio, lo fa per obbedienza verso

sua madre, dovendo comunque ammettere

che dai libri non si finisce mai di imparare.

 

Il sogno di Peppina.

 

Peppina ha una visione particolare della vita. Le piace

sognare e sogna di diventare una poliziotta. Da grande

immagina di indossare la divisa della polizia e di andare

in pattuglia. Spesso va sul ciglio della strada che passa

vicino al prato dove lei vive. Lì, in un'aiola di sosta, è

solita fermarsi una pattuglia della polizia per controllare

il traffico. Peppina guarda i poliziotti da lontano sognando

di diventare presto una di loro. Un giorno, a scuola,

la signorina Drin Molla assegna a tutti un compito in

classe dal titolo: " Cosa farò da grande? " Tutte le

cavallette si mettono al lavoro e svolgono il loro

tema. Peppina è la più veloce di tutti e lo consegna

per prima. La maestra stupita le chiede: " Hai già finito? "

Peppina annuisce e ritorna al suo posto. Via, via,

tutti consegnano il loro tema. Terminate le consegne

e visto che rimane del tempo libero, la maestra

decide di leggere il tema di Pin. Quando i suoi

compagni scoprono che lei da grande vuole

diventare una poliziotta scoppiano a ridere e

la prendono in giro. Lei ci rimane male e si mette

a piangere. La maestra la va a consolare, così

pian piano si tranquilizza. L'intera classe si calma

e la lezione prosegue ancora. Peppina rimane

comunque offesa, ma decisa a perseverare nel suo

sogno e dentro di sé pensa: " Ridete... ridete pure,

tanto prima o poi diventerò poliziotta! " Per fortuna,

a quel punto, suona la campanella e tutti, felici e contenti,

mettono libri e quaderni nello zaino e tornano a casa.

 

Un picnic con gli amici.

 

Era domenica ed era una bellissima giornata di sole.

Peppina aveva organizzato con i suoi amici un picnic

sul prato. La signora Pakita, mamma di Peppina,

aveva preparato per tutti e cinque un abbondante

pranzo. Antenna, Saltella, Bombon e Ingordo si

recarono a casa di Peppina e insieme andarono

al picnic sorridenti e felici, cantando allegramente.

Avevano scelto di sostare sotto l'ombra di un

melo e, una volta arrivati sul luogo, Antenna

Lac, soprannominata da tutti " La Folle ", iniziò

a dar vita alle sue imprese spericolate. L'albero

era davvero invitante. Ci saliva e raggiungeva

il ramo più alto e da lì si tuffava nel vuoto. Per

lei questo era un vero piacere, cercava di coinvolgere

un po' tutti. Ingordo, Saltella e Bombon provavano

ad imitarla ma con poco successo. Pin, invece, si

limitava a guardarli divertita. Dopo un paio di salti

andati male, Ingordo andò vicino a lei dicendo:

" Che fame! Quando si mangia? " Peppina esclamò:

" Ingordo... ma è mai possibile! Tu pensi solo a

mangiare! " Ingordo Sim detto anche " Il Grasso "

rispose: " Che vuoi farci Peppina! Questo è il mio

unico difetto! Ho sempre fame! " Ingordo fisicamente

era grasso e a volte questo suo difetto gli pesava

davvero, ma non poteva farci nulla. La fame in

lui si faceva davvero sentire. Per fortuna Peppina

sapeva di questo sua particolarità e aveva fatto

preparare alla mamma un po' di lecornie in più.

Bombon Lin esaurite le sue energie andò a sedersi

vicino agli amici e prese in mano un libro che aveva

iniziato a leggere da poco. Aveva una grande passione

per la lettura e leggeva libri di tutti i tipi. Saltella Slim,

invece, era una gran chiaccherona. Sembrava una

mitraglia da quanto parlava! Era un gruppo davvero

unico: diversi fra loro ma insieme stavano bene.

La giornata volò tranquilla, mangiando, giocando

insieme e la sera se ne tornarono a casa stanchi

morti ma felici di aver trascorso, tutti uniti, una

giornata diversa dal solito.

 

Quel prepotente di Rooney.

 

Nella classe di Peppina ci sono in tutto nove

cavallette, lei compresa. In mezzo a loro c'è

anche Rooney Tato, un tipo dal carattere

aggressivo. A lui piace essere il numero uno.

È un po' prepotente e vorrebbe che tutti stessero

ai suoi ordini, disponibili e scattanti. Se la prende

con i più deboli, per far vedere che lui è il più forte.

Peppina è il suo bersaglio preferito, ma lei non si

lascia sottomettere da lui. Un giorno arriva a scuola

e sul prato ad attendere Peppina c'è proprio Tato.

Lei arriva e lui la osserva mentre cammina zoppicando

e scoppia a ridere come un matto, quando lei gli è

vicina le dice: " E tu vorresti diventare una poliziotta? "

E giù a ridere di nuovo e poi prosegue: " Ma come farai

a correre con quella gamba che zoppica? " Peppina finge

di non badarci e prosegue andando dritta in calsse e una

volta lì scoppia a piangere. La maestra entra casualmente

in aula a prendere un foglio e la vede. Le va vicino e

proccupata le chiede: " Che cosa c'è Peppina? Perché

piangi? " Lei singhiozzando risponde: " Mi prendono

in giro, perché voglio diventare poliziotta! " La maestra

accarezzandola con la zampina le dice: " Non badare

a loro, prima o poi si stancheranno di prenderti in giro!

Tu hai questo tuo sogno e non ti devi arrendere!

Se davvero vuoi diventare poliziotta devi solo

metterci tutto l'impegno possibile per realizzare

il tuo desiderio. Io sono sicura che con il carattere

che hai tu ce la puoi fare. Non ti scoraggiare

Peppina! " A quelle parole Pin si sentì risollevata

e più ottimista. La campanella suonando dette

il via alla lezioni e tutti presero posto in aula.

Rooney entrando guardò Peppina e le lanciò

un'occhiata di sfida. Lei capì il messaggio e

invece di ribattere si voltò e guardò verso

il giardino della scuola. A Rooney non piacque

molto questo comportamento e mentre andò

a sistemarsi al proprio banco meditò sul da fare.

 

 

Ronny Tato ci riprova.

 

La lezione della signorina Molla era davvero

interessante e Peppina la seguì con grande

attenzione. Rooney invece era distratto. Si

annoiava parecchio e non vedeva l'ora che

suonasse la campanella della ricreazione.

Mentre la maestra spiegava, lui si divertiva

a scrivere messaggini su un pezzetto di carta.

Arrotolava poi questi e li lanciava a Peppina,

che era seduta davanti a lui. Lei naturalmente

conosceva il mittente di quelle palline di carta

e faceva finta di nulla, per non attirare l'attenzione

della maestra. Visto che Peppina non reagiva a

questi dispetti, Rooney, dopo un po' si stancò e

dovette controvoglia, ascoltare ciò che la maestra

diceva. Attendeva impaziente il suono della campanella

per l'intervallo e finalmente questa squillò. Non vedeva

l'ora di sfogarsi e di punzecchiare Peppina. Fu il primo

ad uscire e aspettò che lei lo raggiungesse. L'attese

di fianco all'ingresso, nascosto però dal muro e, quando

sentì la voce di lei che avanzava insieme all'amica

Antenna, mise la sua zampina davanti all'ingresso.

Peppina arrivando inciampò e cadde a terra. Lui

divertito scoppiò a ridere. Antenna aiutò l'amica

ad alzarsi e poi velendola diffendere cercò di

avanzare verso Rooney per rimproverarla.

Peppina la trattenne e le fece capire che era

meglio evitare di mettersi in mezzo. Non voleva

che nessuno prendesse le sue difese. Peppina

si ripulì e non degnò di uno sguardo Rooney,

che rideva a crepapelle. Raggiunse così,

accompagnata da Antenna, i suoi amici e

rimase con loro a giocare. Comportandosi in tal

modo, mostrò a Rooney di essere più intelligente di lui!

 

 

La torta di mamma.

 

Quel giorno Peppina tornò a casa imbronciata.

Lo sgambetto fattole da Rooney e le sue risate

l'avevano profondamente offesa. Non lo dette a

vedere né a Rooney né ai suoi compagni per

non dar motivo di altre prese in giro. Pakita,

appena la vide rincasare, si accorse che la

figlia aveva qualcosa che non andava anche

perché si ritirò subito in camera. Andò da Peppina

e la trovò che piangeva. Si sedette vicino a lei

e senza chiederle nulla iniziò ad accarezzarla.

Peppina pian piano si calmò e quando si riprese

disse: " Mamma... Rooney mi prende sempre in

giro! " Pakita non disse nulla e seguitò ad

accarezzarla e lei proseguì dicendo: " Io diventerò

poliziotta e così non mi prenderanno più in giro!

" La mamma le disse: " Ora non pensare a

questo...piuttosto vieni a mangiare che si sta

raffreddando tutto! " " Non voglio mamma!

Non ho fame! Voglio star sola! " " Va bene...come

vuoi! " Pakita non rimproverò sua figlia perché

l'aveva vista troppo provata. Doveva trovare il

modo di farle riprendere il sorriso, così decise di

prepararle la sua torta preferita! Peppina era

ancora chiusa in camera quando il profumo

della torta, appena sfornata, invase la sua

stanza. Attirata da quel profumo decise di

uscire. Una volta in cucina trovò sopra il

tavolo la torta che la mamma le aveva

preparato. Pakita vide sua figlia sorridere

e questo era ciò che si aspettava da lei.

Con dolcezza le impose di mangiare il pranzo

che aveva riscaldato e lei obbedì. Come

premio a questa obbedienza Pakita dette

il permesso alla figlia di invitare i suoi amici

a mangiare la torta. Antenna, Bonbon, Ingordo

e Saltella non persero l'occasione di questa

piccola festa e così si ritrovarono tutti da

Peppina e si divertirono un mondo. La torta

di mamma Pakita fu davvero un'ottima idea.

Peppina aveva così ritrovato il sorriso e la felicità.

 

 

La pioggia.

 

Da parecchio non pioveva, ma quella notte

la pioggia arrivò. Scendeva piuttosto copiosa

e non accennava a smettere. Con un tempo

così nessuno si muoveva dalla propria casa.

Era impossibile anche pensare di andare a

scuola. Peppina si alzò comunque alla medesima

ora. Pakita aveva già perparato la colazione

ed entrambe mangiarono. Il prato era tutta una

pozzanghera di fango e ovunque correvano

diversi rigagnoli d'acqua. Peppina era già

malinconica. Avrebbe preferito essere a

scuola con i propri compagni invece di

ritrovarsi sola, con la mamma, a casa.

Doveva trovare il modo migliore per

distrarsi e su che cosa avrebbe potuto

fare in una giornata così! Peppina cercò

per un po' di studiare, ma non ne aveva

una gran voglia. La mamma pensava ai

suoi lavori e di sicuro non aveva tempo

da perdere con lei. Ad un tratto ebbe

un'idea! Senza che Pakita se ne

accorgesse lei andò in soffitta. Quando

la mamma la vedeva salire glielo proibiva

sempre, perché le scale erano insicure e

aveva paura che si facesse di nuovo male.

Quel giorno non la vide salire e così Peppina

ebbe via libera. La soffitta traboccava di cose

vecchie. Piccoli tesori di un tempo. Su uno

scaffale c'erano tanti libri sistemati tutti per

bene. Peppina li guardò e fu attratta da uno

di quei libri. Lo prese, rischiando di cadere

dallo sgabello che era sistemato sotto le

zampine. Iniziò a sfogliarlo e non riuscì a far

a meno di leggere la storia rinchiusa in quelle

pagine. Era troppo bello quel libro! Raccontava

di un poliziotto che svolse il suo dovere con grande

passione e determinazione. A Peppina non sembrava

vero di aver trovato un libro così! Assorta nella lettura

non si accorse che Pakita l'aveva raggiunta e ebbe

un sussulto di spavento quando la vide. Temette il

rimprovero di mamma, ma lei non la rimproverò. Si

guardarono solo negli occhi e poi Peppina chiese:

" Posso prendere in prestito questo libro? Vorrei

tanto leggerlo! " Pakita annuì e disse: " Era il libro

preferito di tuo nonno! A lui piacevano i poliziotti e

così comprò quel libro e lo lesse tante volte.

Tu sei come lui!" Quella mattina Peppina scoprì

così che anche il nonno aveva la passione per

la divisa della polizia e lei ne fu felice!

 

La visita di Ingordo.

 

Il giorno seguente pioveva ancora ma con minor

intensità. Con il prato ridotto in un mare di fango

non era ancora possibile uscire. Peppina non

sopportava di stare in casa. Lei avrebbe voluto

uscire e perché no...andare a scuola e poi,

come spesso faceva, andare a vedere i poliziotti

che controllavano il traffico. Quanto le sarebbe

piaciuto essere già una di loro! Per fortuna quel

libro che aveva trovato in soffitta le piaceva e

la teneva occupata a sognare. Pakita non l'aveva

mai vista così assorta nella lettura. Non le sembrava

vero! Quel pomeriggio Peppina ebbe una sorpresa:

il campanello di casa squillò e, quando andò ad

aprire si trovò davanti il suo amico Ingordo Sim,

tutto imbrattato di fango e bagnato. Era irriconoscibile!

Peppina esclamò stupefatta: " Ma che ci fai qui tutto

bagnato? " Ingordo rispose: " Ero stufo di stare a

casa da solo. È quasi meglio quando andiamo a

scuola e possiamo stare in compagnia! Ho

pensato di venire da te a giocare! " Pakita lo

vide ancora fuori e disse: " Ma che fai lì... entra

o ti prendi un accidenti! " Sim entrando ringraziò

e una volta dentro al caldo scoppiò in un sonoro

starnuto: " Eccì...eccì! " Pakita lo fece lavare e

asciugare e poi gli preparò qualcosa di caldo. A

Ingordo non sembrava vero poter mangiare e,

ringraziata la generosa mamma di Peppina chiese

di fare il bis che gli fu concesso. Sazio, si sentì

davvero bene e pronto per giocare con Peppina

. Lei iniziò a spargere tutti i suoi giochi sul

pavimento della sua cameretta. Avevano

appena scelto un gioco, quando il campanello

suonò di nuovo. Ad aprire la porta andò Pakita

e rimase stupita quando vide davanti a sé Antenna,

Bombon e Saltella. Anche a loro fu riservato lo

stesso trattamento fatto a Ingordo e, una volta

sistemati, si unirono a Peppina e a Sim che felici

li accolsero festeggiando. La casa di Peppina si

era riempita di tanta allegria. Lei si sentì meno

sola e Pakita fu felice di vedere la sua creautura

circondata da tanta amicizia. Una giornata noiosa

si trasformò così in un giorno di festa e Pakita

pensò bene di cucinare una buonissima torta

per festeggiare quell'allegra compagnia.

 

Aracne e Gambalunga.

 

Durante la notte smise di piovere e

al mattino un timido sole faceva capolino

fra le nuvole. Il prato si era leggermente asciugato

e ora anche Peppina poteva finalmente uscire.

Doveva comunque stare attenta a non cadere

perché, per lei, alzarsi sarebbe stato davvero

diffile. Si era svegliata con l'idea di uscire e

non c'era verso di farle cambiare opinione.

Mamma Pakita avrebbe preferito trattenerla

in casa per tutta la mattina ma non ci riuscì.

Peppina, quando decideva di fare una cosa, era

irremovibile. Aveva una gran voglia di andare a

vedere se c'erano i poliziotti a controllare il

traffico nella solita aiola di sosta. Erano diversi

giorni che non si recava sul ciglio della strada

a causa della pioggia e ora desiderava farlo.

Era anche fermamente decisa di avvicinarsi

a loro per parlare un po'. Voleva conoscere tutto

ciò che poteva sul servizio del poliziotto. Uscita

di casa, s'incamminò pian piano verso il ciglio della

strada, ma trovò la via sbarrata da una grande

ragnatela. Quella era l'unica via di accesso esistente

e doveva per forza superarla. La ragnatela era però

grande e l'unico modo per non rimanere impigliata era

quello di distruggerla. Nascosto dietro una grande

foglia verde c'era il ragno Aracne soprannominato

" il cattivo " che stava osservando Peppina. Brutto

e vecchio com'era, metteva paura solo a vederlo.

I più dicevano che avesse ottant'anni, ma forse

anche di più. Aracne era comunque una vecchia

conoscenza di Peppina. Si vedevano di rado e

quando si incontravano Peppina doveva sempre

lottare con tutte le sue forze, per liberarsi di lui.

Era un duro e cattivo essere. Voleva solo catturare

prede per mangiarsela. Quel giorno aveva deciso

di costruire la sua ragnatela perché era certo

che Peppina sarebbe passata di là e a ragione.

Mentre Aracne se ne stava ad osservare Peppina

vicino a lui giunse un altro ragno. Era Gambalunga

detto " Il gigante " per via delle sue zampe lunghe.

Aveva un carattere burbero e insieme ad Aracne

spaventavano chiunque incontrassero sulla strada.

Gambalunga chiese ad Aracne cosa stesse facendo

li. Aracne raccontò tutto all'amico e così decisero di

fare un bello scherzo alla povera Peppina che ignara

di tutto stava ancora pensando sul da farsi.

 

Chiusa in trappola.

 

Peppina pensierosa decise che era meglio tornarsene

indietro. Fece per voltarsi e si trovò davanti Gambalunga

che, con le sue acrobazie, stava tessendo una bella

ragnatela. Questa volta era in trappola e non aveva

scampo. Sapeva bene che se avessero fatto un passo

avanti sarebbe rimasta impigliata nella ragnatela di

Gambalunga e se avesse fatto un passo indietro

sarebbe caduta prigioniera di Aracne. Gambalunga

memtre tesseva la sua tela si divertiva a prendere

in giro la povera Peppina. Lo faceva appositamente

con la speranza che lei cadesse in trappola, ma lei

non ci cascava e si difendeva con le parole. Terminata

la sua ragnatela, Gambalunga disse divertito: " Voglio

proprio vedere come farai, ora, ad uscire da qui! Prova

a gridare forte e chissà che i poliziotti non ti sentano!

" Peppina gli urlò dietro: " Lasciami andare... io non

ti ho mai fatto del male! Lasciatemi andare a casa...per

favore lasciatemi andare! " Gambalunga se ne andò

soddisfatto del suo lavoro, ridendo come un matto

nel vedere la povera Peppina prigioniera. Lei disperata

urlava: " Aiuto! Aiuto! " Per caso passò di lì Cincin amico

fedele di Rooney. Attratto dalle grida di Pin si avvicinò

a lei e lei disperata disse: " Aiutami... ti prego! " Cincin

la guardò sorridendo e le rispose sgarbato: " Nemmeno

per idea! " E poi si allontanò soddisfatto. Peppina scoppiò

a piangere e pensò fra sé: " Se almeno avessi dato retta

a mamma... ora non sarei qui nei guai! " Con le lacrima

agli occhi si guardava attorno cercando una via di fuga,

mentre Aracne e Gambalunga godevano nel vederla

soffrire. La povera Peppina pensava che lì ci sarebbe

dovuta rimanere chissà quanto e non immaginava che

per lei, invece, la salvezza era vicina.

 

Gli amici di Peppina.

 

Quella mattina nemmeno Antenna, Bombon, Saltella e,

Ingordo erano andati a scuola e visto che c'era un po

' di sole, pensarono bene di riunirsi e di andare tutti

insieme a far visita a Peppina. Giunta a casa di lei

bussarono alla porta, Pakita andò ad aprire.

Chiesero di Peppina e lei raccontò che era uscita

per andare a vedere i poliziotti. Antenna allora disse:

" Sappiamo dov'è! Noi andremo là! " Ringraziarono,

salutarono e si avviarono verso il luogo dove erano

certi di trovare l'amica. Lei intanto, rinchiusa fra le

due ragnatele piangeva in silenzio. Non aveva via

di scampo, non poteva muoversi più di tanto

perchè rischiava di rimanere impigliata e se

anche avesse gridato aiuto, i poliziotti non

l'avrebbero nemmeno sentita. Le sembrava di

essere lì da un'etrnità! I suoi amici stavano per

raggiungerla e mentre camminavano verso di lei

chiaccheravano fta loro. Le loro voci giunsero

inconfondibili a Peppina e per lei fu una dolce

melodia. Per istinto iniziò a gridare: " Aiuto! Aiuto! "

Lo gridò così tante volte che alla fine fu udita e a

semtire per primo i suoi richiami fu Ingordo. Svelti

la raggiunsero e Peppina quando li vide, piangendo

disse: " Vi prego... aiutatemi ad uscire di qui! " Bombon

le disse: " Stai tranquilla... ti tiriamo fuori noi! "

Antenna disse: " Dobbiamo rompere le due ragnatele

senza rimanere impigliati! Idea! Lì ci sono dei piccoli

bastoncini sottili. Con quelli ci riusciamo! Andiamo

a raccoglierli! " Raccolsero i bastoncini che stavano

in terra, poco lontani da loro, e insieme distrussero

le ragnatele. Aracne e Gambalunga che erano ancora

nascosti capirono di aver perso la partita e si

allontanarono. Peppina fu liberata e scoppiò a

piangere di gioia. Abbracciò i suoi amici ringraziandoli

per ciò che avevano fatto e disse: " Voi siete dei

veri amici! Grazie di cuore per quello che avete fatto!

Grazie per avermi liberta! " Peppina non finiva più di

ringraziare i suoi amici. Sapeva che loro erano amici

speciali, ma con questo gesto capì che loro erano

veri amici, i migliori che lei potesse avere. Le

ragnatele furono distrutte a tal punto che non ne

rimase più una briciola. Quando il lavoro fu completato

fecero ritorno a casa. Peppina era felice di aver scoperto

il vero valore dell'amicizia. Erano tutti sereni e

sorridenti. Quando Pakita li vide arrivare era felice

di vedere negli occhi di sua figlia e dei suoi amici

così tanta felicità!

 

Rooney alla carica.

 

All'indomani tutti ripresero ad andare a scuola.

Peppina arrivò un po' in anticipo, ma nel giardino

della scuola c'erano già diverse cavallette che

attendevano il suono della campanella. Fra loro

c'era anche il compagno di classe Rooney,

circondato dai suoi amici Cincin, Briscola e Milù.

Sembravano distratti da altre cose invece erano

lì che attendevano l'arrivo di Peppina, per

prenderla in giro. Cincin aveva già messo al

corrente Rooney di averla vista in trappola e

a lui non sembrava vero di avere un motivo

in più per canzonarla un po' davanti a tutti.

Ogni occasione era buona per lui che si

divertiva così! Pin lo aveva già previsto!

Conoscendo i suoi compagni intuiva che

Cincin avrebbe reso pubblica la sua

disavventura e di certo non avrebbe

perso l'opportunità di deriderla. Cercò di evitarli

tentando di entrare a scuola, però Rooney

la notò subito e canzonandola le chiese:

" Come ti sentivi rinchiusa fra due ragnatele?

Povera Peppina...! " E poi rivolto verso tutti

disse: " Sapete... Cincin l'ha vista prigioniera

e lei piangeva disperata e chiedeva aiuto!

Peccato che non ti ho vista io... Peppina!

Come hai fatto ad uscire dai guai? " Detto

ciò Rooney scoppiò a ridere e risero tutti,

seguendo il suo esempio. La povera Peppina

non rispose a nessuna di quelle domande. Si

voltò verso di loro e disse: " Ridete... ridete! La

prima volta che accadrà qualcosa a voi riderò io

e così vediamo se sarà bello! " La campanella

della scuola finalmente suonò e così tutti dovettero

entrare in classe. Peppina raggiunse il suo posto

e Rooney entrò in classe ancora ridendo. Lei

pianse in silenzio, senza farsi sentire da lui e

Antenna che le stava vicino bisbigliando sotto

voce la consolò facendola anche sorridere.

Rooney, intanto, smise di ridere solo quando

la maestra entrò in classe, si sedette e dette

inizio alle lezioni.

 

Un nuovo gioco.

 

Rooney continuò a prendere in giro Peppina

per diversi giorni. Lei sopportava ma faticava

parecchio e le pesavano le sue prese in giro.

Un giorno, durante la ricreazione, Peppina era

circondata dai suoi amici che stavano cercando

un gioco da fare insieme. Rooney curioso si unì

a loro e chiese: " Cosa state facendo? " Peppina

ebbe un'idea lampo e rispose: " Stiamo per fare

un gioco nuovo e se vuoi puoi giocare anche tu

con i tuoi amici! " A queste parole rimasero tutti

stuputi. Rooney decise di prendere parte al gioco

e andò a chiamare i suoi amici. Ingordo chiese

a Peppina: " Perché vuoi giocare con lui? Vuoi

che ti prenda ancora in giro? " Pin lo guardò e

sorridendo gli rispose: " Sta tranquillo... ho in

mente qualcosa di divertente! " Faceva un po'

la misteriosa e nessuno di loro capiva cosa volesse

fare. Rooney e i suoi amici si unirono a loro e

curiosi chiesero: " A che gioco giochiamo? " Peppina

sorridendo disse: " È un gioco nuovo che ho inventato

io! Tu prendi il mio posto. Farai quello che faccio io di

solito. Camminerai come cammino io e ti chiamerai

come me. Io invece mi chiamerò come te. Farò quello

che fai tu e così via. I miei amici saranno i tuoi amici

e i tuoi saranno i miei. Che te ne pare? " Roomey

perplesso rispose: " Non mi sembra tanto divertente

perché io dovrei prendere il tuo posto! " Peppina gli

rispose: " Penso invece che ci divertiremo molto! Se

non giochi sei un fifone e hai paura di fare qualcosa di

diverso! " " Io non sono un fifone e non ho paura

di te, ok! Va bene... giochiamo! " Rispose Rooney,

risentito. Pin allora disse: " Dai... inizia tu per primo! "

Rooney iniziò a muoversi come davvero fosse

Peppina e lei fece le stesse cose che faceva lui.

Lo prese in giro nello stesso modo in cui lui si

prendeva gioco di lei. Tutti risero di lui e per la prima

volta Rooney si sentì preso in giro da tutti. Scoppiò

a piangere e corse dalla maestra. Peppina, per la

prima volta fu soddisfatta di se stessa e nello stesso

tempo, rimase male per essersi comportata come lui.

Nessuno ebbe più voglia di giocare, non c'era più

gusto di divertirsi! Rooney, per la prima volta in vita

sua, capì quanto fosse brutto essere preso in giro

e si pentì.

 

La lezione servì davvero.

 

Rooney aveva davvero imparato la lezione?

Quando si calmò, andò a testa china da Peppina

a chiederle scusa e le disse: " Ho imparato, Peppina!

Ti chiedo scusa... d'ora in poi non ti prenderò più in

giro! Non riderò più di te! " Peppina allungò la zampina

e disse: " Amici? ! " Rooney si sentì imbarazzato

davanti a quel gesto così spontaneo e innaspettato

da parte di lei. Si domandava perché lei gli chiedeva

di essere amica visto che lui l'aveva sempre presa

in giro. Non poteva tirarsi indietro e così anche lui

allungò la sua zampina per stringere quella di

Peppina. Nella classe scoppiò un applauso

sincero. Gli amici di Rooney seguirono il

suo eseempio e tutti andarono a stringere

la zampina di Peppina. Lei si commosse!

Era riuscita, con un gioco, a dare una bella

lezione a chi, fino a quel giorno, non era mai

stato preso in giro ma aveva

sempre preso in giro gli altri. Tutti lo consideravano

il numero uno e lui si sentiva forte di questo e così,

per essere all'altezza del suo ruolo, prendeva in

giro i più deboli. Ora le cose erano diverse

perché aveva sperimentato su di sé, cosa

volesse dire essere preso in giro. Fino a

quel giorno non immaginava certo quanto

potesse far soffrire e ora lo sapeva. La maestra

osservò tutto in silenzio, senza intervenire.

Era emozionata pure lei! Per la prima volta

vide Rooney chiedere scusa a Peppina e

Pin allungare la sua zampina per chiedere

la sua amicizia. Era orgogliosa dei suoi alunni!

Tutta la classe, da questa storia, imparò qualcosa,

e questa fu una lezione più importante di tante

altre. Solo quando la classe riprese la consueta

tranquillità la signorina Molla riprese la lezione

ma, prima di iniziare, disse quattro parole rivolte

a tutti: " Sono orgogliosa di voi! " Tutti sorridenti

ascoltarono, poi, la lezione e la vita riprese il

ritmo di sempre. Fuori il sole splendeva e

sembrava sorridere anche lui a tutto ciò.

 

L'incontro con i poliziotti.

 

Le cose per Peppina andavano bene. Dopo aver

sistemato tutto con Rooney prese anche a studiare

con più passione. Andare a scuola le piaceva di più

e lì, ora, si divertiva con i suoi amici. Durante l'intervallo

il cortile della scuola si riempiva di risate festose delle

giovani cavallette che giocavano fra loro. Peppina si

sentiva forte di tutto questo e così decise che era

giunto il momento di compiere un passo importane!

Ormai non c'era più niente che le potesse far paura!

Quel pomeriggio, dopo la scuola, lei senza timore andò

verso il ciglio della strada. Lì, come al solito, c'era la

polizia che controllava il traffico. Rimase un po' ad

osservare i poliziotti e poi decise di raggiungerli.

Quando fu lì cercò di salire sopra l'auto. Per lei non

era molto facile compiere salti, ma non si arrese e vi

riuscì al terzo tentativo. Sopra il cofano dell'auto era

facile per lei farsi notare e fu così. In quel momento il

traffico in transito sulla strada era tranquillo e non

c'erano state segnalazioni dalla Questura. I poliziotti

chiaccheravano fra loro per ingannare il tempo, e

Peppina pensò di intervenire: " Ciao che fate? "

Uno di loro, il più giovane, si girò e la notò e chiese

sorpreso: " Sei tu che hai parlato? " Pin rispose:

" Sì! Sono proprio io! Volevo sapere cosa state

facendo. " L'uomo era davvero sbalordito. La guardò

sorridendo e poi rispose: " Stiamo controllando

il traffico! " Il collega sentendo parlare il compagno

si girò e chiese: " Con chi stai parlando? " " Con

una cavalletta simpatica! " Il collega scoppiò a

ridere e poi notò Peppina e disse: " Non dirmi

che tu parli? " Peppina rispose: " Eccome...! Io so

parlare! Tutte le mie amiche parlano! " I due poliziotti

erano davvero increduli. Si guardarono l'un l'altro e il

più anziano dei due disse: " Meglio non dir niente a

nessuno altrimenti ci danno per matti! " Il collega affermò

con il capo. Peppina rimase a parlare ancora un po'

con loro, ma poi una chiamata interruppe la loro

conversazione e lei decise di lasciarli lavorare. Li

salutò e promise di andarli a trovare il giorno seguente.

Era felice dell'incontro e tornò a casa tutta raggiante.

Per la prima volta era riuscita con coraggio a

parlare con i due poliziotti.

 

I nuovi amici.

 

I due poliziotti, Antonio Zago e Lucio Fabris,

che conobbero Peppina chiesero in Questura di

avere ancora assegnata la medesima postazione

per il controllo del traffico. La loro richiesta fu accolta

e così anche il giorno seguente si trovarono nello

stesso luogo. Speravano di rivedere la cavalletta

che aveva parlato con loro. Peppina non tardò molto

a raggiungerli. Saltò sull'auto e disse: " Ciao a tutti! "

Antonio si voltò e rispose: " Ciao piccolina! Ti stavo

aspettando! " E sorrise allegramente. Le chiese poi:

" Che mi racconti di bello? " Lei rispose: " Non ho

molto da raccontare! " Fece una pausa e poi chiese:

" Tu sei un agente vero? Il tuo amico è un

sovraintendente? Ho detto giusto? " Antonio Zago

fu davvero sorpreso e chiese: " Come fai a saperlo? "

" L'ho imparato leggendo da un libro di mio nonno sui

poliziotti! " " Questa è bella! " Esclamò il poliziotto e

proseguì dicendo: " Una cavalletta che sa leggere! "

Scoppiò a ridere allegramente. Lucio, il suo collega

che di carattere era brontolone, chiese: " Che cos'hai

da ridere? " Con fatica Zago raccontò che la cavalletta

sapeva leggere. Lei ci rimase male perché veniva derisa

e non le credevano. Lucio la volle mettere alla prova e

così prese in mano un foglio scritto al computer, lo dette

a Peppina dicendo: " Prova a leggere! " Lei risentita

rispose: " Non mi credete vero? Non credete che io

sappia leggere! E va bene... ve lo farò vedere! " Prese

il foglio e iniziò a leggere senza indugi. I due colleghi

rimasero senza parole e lei terminata la lettura disse:

" Avete visto che so leggere? " Antonio rispose:

" Ti chiedo scusa! Che ne dici di diventare nostra

amica? " " Che domanda! " Pensò Peppina e rispose:

" Era quello che speravo! Come vi chiamate? "

" Io mi chiamo Antonio Zago e tu? " " Io Peppina

Pin! E il tuo amico? " Lui rispose: " Lucio Fabris.

" Un'auto passò sfrecciando a tutta velocità. Lucio

la vide e disse: " Ha superato il limite! " Rivolto al

collega aggiunse: " Invece di perdere tempo con la

cavalletta chiama la Questura e passagli questi

numeri di targa che ho annotato! Sbrigati! " Antonio

dovette andare, e Peppina capì che doveva lasciarli

lavorare, così decise di raggiungere i suoi amici

per giocare con loro.

 

Cavallette in festa.

 

Come ogni anno, nel prato di Peppina, si svolge

una festa. Fin dal mattino presto, le cavallette

adulte addobbano le loro case con festoni di fiori

colorati. Le giovani cavallette, invece, si radunano

nel prato ed iniziano ad allenarsi per le varie gare,

che si svolgono durante la giornata. È una specie

di olimpiade campestre. Le gare non sono molte:

c'è la corsa, salto in alto e corsa ad ostali. Peppina,

in quei giorni, prese a studiare tutto ciò che poteva,

perché era decisa a partecipare alla gara di memoria e

per dedicarsi allo studio aveva trascurato un po' i suoi

amici poliziotti. Lei, oltre alla gara di memoria,

era decisa a partecipare anche a quella del

salto in alto contro il parere di sua mamma

che temeva per la sua salute. Lei però, visto

che riusciva a saltare sopra l'auto dei poliziotti

era convinta di farcela e per questo era decisa a

partecipare. C'era una grande confusione di voci

nel prato, ma quando si dette inizio alla festa e alle

gare per un attimo calò un silenzio profondo e

l'attenzione del pubblico si concentrò sui giovani

atleti pronti al via. Durante le gare si scatenarono

tutti a fare il tifo chi per l'uno, chi per l'altro. Quando

fu la volta della gara del salto in alto in alto tutti

fecero il tifo per Peppina, che era diventata la

mascotte del gruppo. Lei si concentrò e non dette

ascolto ai cori che la incitavano. Il salto in alto

prevedeva tre tentativi e gli atleti dovevano

superare un'asta sorretta da due bastoni e

posta all'altezza stabilita dal giudice di gara.

Peppina saltò e al primo tentativo superò l'asta

senza farla cadere e senza nessuna difficoltà.

Peppina rimase incredula! Stupita di avercela

fatta al primo tentativo. Fu l'unica dei

partecipanti a riuscirvi al primo tentativo e

così fu lei a vincere. L'entusiasmo di tutti i

presenti era grande. Mamma Pakita fu

orgogliosa tanto che si commosse. Perfino

Rooney, che partecipava pure lui al salto in

alto, esultò per la sua vittoria. Ormai erano

davvero amici. Rooney, fra l'altro, fu il primo

a congratularsi con lei per la vittoria. Peppina

si sentiva una " regina " per nulla diversa dagli

altri. Si dimenticava di essere zoppa ogni tanto

e quella fu l'occasione, per lei, di scordare il suo

problema. Lei partecipò anche alla gara di

memoria e ne risultò vincitrice. La festa continuò

con canti e balli e tavole imbandire che Ingordo

gradì molto. La festa si concluse al calar del buio

e tutti stanchi e felici tornarono nelle loro case.

 

Le due medaglie.

 

Peppina alla festa aveva vinto due medaglie

e ne andava fiera, specie per quella vinta al

salto in alto. Se l'era infilate al collo e non le

tirò via. Ne andava fiera, tanto che il giorno

dopo andò a scuola ancora con le sue

medaglie al collo e raccontò a tutti le sue

imprese come se non l'avessero vista.

Tutti la lasciavano fare perché se lo

meritava. Per una volta si meritava di

avere questa felicità. Nel pomeriggio,

Peppina andò a trovare i suoi amici

poliziotti, che nei giorni scorsi non aveva

più visto. Antonio e Lucio erano ormai

stabili, in quella posizione di controllo.

Pin saltò sopra l'auto ed entusiasta disse:

" Ciao! Come va? " Antonio, quasi incredulo,

nel sentire la voce di lei si voltò e disse:

" Oh, oh! Chi si rivede! La mia amica Peppina...

dove sei finita in questi giorni che non ti abbiamo

visto? " " Sono stata impegnata a studiare per

la gara di memoria della festa del prato. "

" Una festa nel prato? E tu non mi hai nemmeno

invitato? " Chiese in tono canzonatorio Antonio.

Pin rispose: " Non potevi partecipare perché è

una festa fatta per noi cavallette. Non c'è nessun

essere umano presente. Hai visto che ho vinto

due medaglie? " Solo in quel momento Zago si

accorse delle medaglie e esclamò: " Non me ne

ero accorto! Che gare hai vinto? " " Ho vinto alla

gara di salto in alto e alla gara di memoria. " " Sei

una cavalletta davvero strana! Quando cammini,

scusami se te lo dico, ma tu zoppichi e mi chiedo

come fai a saltare. Per la gara di memoria vedo

che sei in gamba e non stento a credere che tu

possa averla vinta, ma...il salto in alto mi lascia

perplesso! Mi dici come hai fatto? " " Ecco...tu

non credi mai alle mie capacità! Se vuoi te lo

dimostro! " Peppina scese

dall'auto, fece un bel respiro, si concentrò e

poi saltò di nuovo sopra l'auto e disse: " Ecco...

hai visto come ho fatto? Addesso mi credi vero?

" Ancora una volta Antonio Zago dovette

ammettere di aver sbagliato giudizio. Lucio quel

giorno aveva ascoltato in silenzio il dialogo fra

Peppina e il suo collega e sorrideva fra sé

nel vedere che una piccola cavalletta sapeva

dimostrare al collega che lei era ben più intelligente

di quanto lui pensasse. Quella piccola peste la sapeva

più lunga di quanto entrambi credessero e chissà

che non si potesse imparare qualcosa da lei!

 

Voglio fare la poliziotta.

 

Arrivò nuovamente la pioggia e piuttosto intensa.

Peppina e tutti i suoi compagni dovettero rimanere

a casa. Il prato era nuovamente trasformato in una

pozzanghera con tanti piccoli rigagnoli d'acqua che

vi scorrevano. Era impossibile muoversi per tutte le

cavallette, figuriamoci per Pin, con quella sua

gambetta zoppicante! Costretta a rimanere in casa,

Peppina riprese in mano il libro di polizia di suo

nonno ed iniziò a leggere. Pakita la vide assorta in

quella lettura e chiese stupita: " Ancora con quel

libro in mano! L'avevi già letto due volte o sbaglio? "

Peppina rispose: " È vero mamma ma...a me piace

tanto! " " Ho capito! " disse Pakita e poi continuò:

" Ci sono altri libri che potresti leggere e sono

adatti alla tua età! Che ne dici di un bel libro di

favole? " Peppina la guardò con lo sguardo un

po' imbronciato e rispose: " A me non piacciono

le favole! A me piace questo libro perché io

voglio fare la poliziotta! " Pakita cercò di spiegare

a Peppina che lei non avrebbe mai potuto

diventare poliziotta. Lei però risentita rispose alla

madre: " Tu non credi che io diventerò poliziotta vero?

Se non mi credi tu, non ci crede nessuno, ma io...

diventerò poliziotta! Ho due amici poliziotti e loro mi

aiuteranno! " Per la prima volta Peppina rivelò alla

sua mamma di avere due amici poliziotti e se ne

pentì. Dovette poi raccontare per filo e per segno

come li aveva conosciuti. Mamma Pakita si sentì

sprofondare. Non sapeva davvero che pesci

prendere e Peppina continuava a ripetere decisa:

" Voglio fare la poliziotta! Voglio fare la poliziotta! "

Pakita non poteva impedire a Pin di vedere i

poliziotti e dovette arrendersi. Quando sua figlia

decideva di far qualcosa non c'era verso di farle

cambiare idea. L'unica cosa era lasciarla sbagliare

da sola e così da sola avrebbe capito che non tutto

si poteva realizzare. E se ci fosse riuscita? Bè... con

lei ci si poteva aspettare di tutto e magari... L'unica cosa

da fare era lasciarla libera. Così Pakita alla fine si arrese

e disse: " Se è quello che vuoi... vuol dire che ci dovrai

provare e solo così potrai capire se fa per te! " Peppina

abbracciandola disse: " Grazie mamma! " E poi aggiunse:

" Io diventerò poliziotta! Vedrai! " Peppina ne era certa e

andava fiera di questo suo sogno e ripetè ancora una

volta: " Io diventerò poliziotta! "

 

 

Inseguendo il sogno.

 

Peppina inseguendo il suo sogno andava sempre

dai suoi amici poliziotti. Loro attendevano, ormai,

il suo arrivo e guardando l'orologio, che tenevano

al polso, anzi scomettevano, scherzando,

sull'orario del suo arrivo. Pin manteneva sempre

la medesima ora e ritardava, se mai, di qualche

minuto. Curiosa, si faceva spiegare tutto da loro.

Voleva conoscere ogni dettaglio del lavoro che

svolgevano e loro cercavano di spiegarlo nel

modo più semplice e comprensibile. A volte

Peppina faceva domande particolari e Lucio,

cercando di deviare le risposte lo faceva in un

modo sgarbato. Faceva parte del suo carattere

brontolone. A Lucio non piacevano molto i curiosi.

Peppina si giustificava con lui dicendo: " Io voglio

diventare poliziotta! Posso imparare anch'io

questo lavoro? " " Non è un lavoro adatto a una

cavalletta! " Rispondeva brusco, Lucio! Peppina,

però, testarda com'era non si dava per vinta e

tornava alla carica dicendo: " Che ci creda o no,

io diventerò poliziotta e ti dimostrerò che è un

lavoro che posso fare anch'io. Io devo solo imparare! "

" È meglio che torni con le altre cavallette! " Rispondeva

bruscamente Lucio, quando lei insistente voleva imparare.

Peppina a volte se ne andava, ma altre volte sfidandolo

rimeneva là più che poteva e si rivolgeva ad Antonio

che era più dispinibile del collega a parlare con lei, a

spiegare nei dettagli il lavoro o in cosa consisteva il

loro compito. Con lei ci scherzava pure e qualche

volta faceva infuriare Lucio, che lo rimproverava

mettendolo così in riga. Peppina con Antonio si

trovava bene e da lui imparò molte cose. Non gli

piaceva molto quando la prendeva un po' in giro,

ma capiva che lo faceva in modo buono e non

cattivo come lo faceva Rooney per farsi vedere

più forte. Capiva bene che non era facile inseguire

fino in fondo il suo sogno, ma ci poteva provare.

Il suo sogno era per lei davvero importante e

nulla le doveva far paura se lo voleva realizzare.

 

Desiderio esaudito.

 

Gli incontri con Peppina e i due agenti andavano

avanti giorno dopo giorno. Lei cercava di imparare

ciò che poteva, ma ( da giorni ) aveva anche un

grande desiderio: visitare la Questura. Chiese ad

Antonio di portarla, ma lui era un po' incerto se

farlo o meno. Chiese a Peppina di avere un po'

di pazienza, che ne avrebbe parlato con Lucio

e poi avrebbe dato la sua risposta. Peppina ci

teneva davvero a visitare quel luogo. Essere

là, per lei era un sogno! Il giorno dopo andò a

scuola, ma la sua mente volava altrove. Si

vedeva catapultata all'interno della Questura

circondata da tanti agenti in divisa: " Che bello! "

pensò fra sé! Quel giorno non riuscì a seguire la

lezione con attenzione. La maestra se ne

accorse e la richiamò all'impegno. Peppina dovette

così tornare alla realtà. Era la prima volta che le

capitava di sognare ad occhi aperti in classe!

Ritornata a casa non vedeva l'ora di raggiungere

i suoi amici poliziotti, così sbrigò tutto in fretta e

poi uscì. Li trovò in postazione, Peppina ne fu

felice e li salutò gioiosa. La prima cosa che chiese

ad Antonio fu: " Quando mi porti a vedere la

Questura? " Antonio rispose: " Domani pomeriggio!

Sono riuscito a convincere Lucio e ti portiamo con

noi. A fine lavoro ti riporto qui nel prato e torni a casa tua! "

Peppina esultò di gioia e saltellò felice come non mai.

Il suo desiderio stava per essere esaudito! Tornò a

casa esultante e chiese il permesso a sua mamma

che glielo diede con la raccomandazione che si

sarebbe comportata bene. Era bello vederla

felice e raggiante e mamma Pakita non se la sentiva

di rovinarle questa sua felicità.

 

Visita alla Questura.

 

Peppina arrivò felice dai suoi amici poliziotti.

Antonio l'attendeva, mentre Lucio non ci badava

più di tanto. A lui se veniva o meno poco importava!

Qualche volta gli davano fastidio la sua presenza e

le sue continue domande, ma questo faceva parte

del carattere brontolone che lui aveva. Comunque

Peppina arrivò e subito si fece notare da Antonio

che per primo le chiese: " Quando andiamo in Questura? "

" Appena finiamo qua! " Rispose lui e poi aggiunse:

" Devo farti una raccomandazione però: in Questura

non devi parlare! Ti consiglio di osservare tutto in

silenzio, senza chiedere nulla. Le domande me le

farai strada facendo quando ti riporto qui, ok? "

Peppina annuì. Attese impaziente e in silenzio,

per non disturbare, che i due poliziotti terminassero

il lavoro. Quando finirono il turno di controllo traffico

avvertirono la centrale del loro rientro. Peppina salì

in auto con loro e si posò sulla spalla di Antonio che

le chiese: " Va tutto bene? Sei pronta? " lei rispose:

" Sono felice! È la prima volta che viaggio in auto e

non un'auto qualsiasi, ma quella della polizia! La

mitica pantera! Che meraviglia! " Il viaggio fu breve

e in poco tempo raggiunsero la Questura. Prima di

scendere Antonio ripetè a Peppina di non parlare.

Lei rimase buona, buona sulla spalla di lui e intanto

osservava i dintorni della Questura. Nel parcheggio

c'erano tante pantere, pronte ad uscire in pattuglia.

Entrando in Questura, notò un via vai di poliziotti

che facevano avanti e indietro da un ufficio all'altro.

Era felicissima! Avrebbe voluto parlare con tutti, ma non

lo fece perché preferì ubbidire ad Antonio: " Che bello

essere qui! " pensò fra sé e poi la sua mente vagò lontano

pensando a quando lei avrebbe indossato la divisa e

lavorato lì. Quando Antonio la riportò a casa lei si sentì

triste. Avrebbe voluto fermarsi più a lugo! Fece tante

domande al suo amico alle quali lui rispose sempre.

Peppina lo ringraziò di tutto e tornò così da mamma

Pakita che l'attendeva, con ansia.

 

 

Un'esperienza da raccontare.

 

Nemmeno il tempo di arrivare nel cortile della

scuola che Peppina fu circondata dai suoi amici.

Sapevano tutti che lei aveva fatto visita alla

Questura e volevano conoscere e sapere da

lei tutto ciò che aveva visto. Era al centro

dell'attenzione: tutti la riempivano di domande.

C'era chi le chiedeva: '' Cos'hai visto di bello? ''

altri invece: '' Cosa fanno I poliziotti? '' e altri

ancora: '' Com'è stato il viaggio in auto? ''

Peppina si sentiva girare intorno a causa di

tutte qulle domande e non sapeva nemmeno

dove iniziare per raccontare a tutti la sua

avventura. Suonò la campanella e

tutti dovettero entrare in classe, ma ancora

non avevano avuto nessuna risposta da Peppina

e così le fecero ancora domande. La maestra

Drin Molla entrando vide tutti agitati e attorno

a Pin. Stupita da quella confusione chiese:

'' Cosa sta succedendo? Perché c'è tutta questa

agitazione? '' Bombon rispose: '' Peppina è andata

a visitare la Questura e noi siamo curiosi di sapere

cosa ha visto! '' La maestra finalmente capì tutta

quella confusione e disse: '' Non dovete esporre

tante domande a Peppina tutte insieme altrimenti

non sa più cosa rispondere. Lasciatela tranquilla!

'' Tutti ascoltarono la maestra e si misero a sedere

al proprio posto. Una volta calmati tutti, la signorina

Molla disse a Peppina: '' Siamo tutti curiosi di

conoscere la tua esperienza perciò iniziamo la

lezione in modo diverso e ti chiedo di venire qui

alla cattedra e raccontare a tutti l'esperienza

che hai vissuto! '' Detto ciò, Peppina si alzò e

andò vicino alla maestra. Guardò i suoi compagni

e poi iniziò a raccontare del viaggio in auto

sopra la spalla del suo amico Antonio. Raccontò

del via vai dei poliziotti all'interno della Questura

e delle loro auto chiamate '' pantere '' che stavano

nel cortile. Raccontò tutto ciò che aveva imparato

e tutti rimasero incantati nel sentirla descrivere ciò

che aveva visto. Alla fine del suo racconto Peppina

disse a tutti: '' Io diventerò una di loro! Diventerò

poliziotta! '' e se ne tornò al suo posto soddisfatta.

Nessuno di loro la prendeva più in giro quando diceva

di voler diventare poliziotta e lei si sentiva felice.

 

Decisione sofferta.

 

Dopo la visita alla Questura Peppina era

diventata più silenziosa del solito. Mamma

Pakita l'osservava in silenzio. Capiva che sua

figlia aveva bisogno di essere lasciata in pace e

forse stava pensando a qualcosa d'importante.

Pakita intuiva quale fosse il pensiero di Peppina.

Un pomeriggio, di ritorno dalla scuola, Peppina

entrando in casa disse a sua mamma: '' Mamma...

ho preso una decisione! '' lo disse con un sorriso

raggiante e sicura di sé. Pakita disse: '' E' meglio

che ora mangi e poi ne parliamo! '' Aveva ragione

la mamma anche perché aveva fame e a stomaco

vuoto parlare non era tanto bello. Mangiarono in

silenzio. Poi alla fine disse: '' Mamma... in questi

giorni ho pensato tanto! '' Si fermò un attimo e

Pakita disse: '' Ho visto che eri silenziosa e ho

pensato che stessi progettando qualcosa! ''

'' Sì... stavo proprio pensando! Non è stato

facile prendere questa decisione perché

cambia tutto... '' Si fermò nuovamente per

trovare le parole giuste da dire e continuò:

'' Ho deciso di diventare poliziotta, e per

diventarlo non andrò più a scuola e devo

lasciare anche te. Solo in Questura potrò

realizzare il mio sogno... mamma! '' Pakita non

disse nulla e lei ccontinuò a parlare: '' Non

sarà facile andare via e lasciare tutto, ma lo

devo fare! Se resto a casa non diventerò mai

poliziotta! Mamma... io so che a te non piacerà

questo, ma io voglio diventare poliziotta! '' Peppina

lo disse con le lacrime agli occhi perché vedeva la

sua mamma triste, ma poi, proprio lei disse sospirando:

'' Avevo capito che stavi pensando a qualcosa di

importante. Se potessi ti direi di non andare, ma no...

non lo farò perché, se questa è la tua strada, devi

farlo. Io non ti fermo, ma se

hai bisogno di me io sono sempre qui e ci

sarò sempre. Questa porta sarà sempre aperta

anche anche quando qualcosa dovesse andar

storto e non riuscissi a realizzare il tuo sogno.

È la tua vita Peppina ed è giusto che tu faccia

come vuoi. Ti auguro solo tanta fortuna! '' Detto

questo Pakita scoppiò a piangere e lo fece anche

Peppina che andò ad abbracciare la mamma e l'unica

cosa che riscì a dirle fu solo: '' Grazie, mamma! Ti

voglio bene! '' Ora che aveva detto tutto a sua mamma

si sentì più sollevata e serena, decisa ad andare

avanti nel suo sogno.

 

Cambio di vita.

 

Peppina non lasciò subito la scuola ma, mantenendo

una promessa fatta alla mamma, terminò il corso.

Salutò tutti i suoi amici con qualche lacrima agli

occhi e disse loro che d'ora in poi avrebbe inseguito

il suo sogno. Tutti le augurarono buona fortuna e

così lei se ne andò. Passò ancora una volta a casa

di mamma Pakita. Mangiò con lei per l'ultima volta e

poi andò dai suoi amici poliziotti. Quel giorno non li

salutò, com'era solita fare. Senza farsi notare entrò

nella loro auto e si nascose sotto il sedile. Rimase

lì fino a quando loro terminarono il lavoro di

sorveglianza, e rientarono in Questura. Quando

l'auto si fermò lei saltò sulla spalla di Antonio e disse:

'' Ciao! Vi ho fatto una sorpresa! '' Antonio fu stupito

di vederla e chiese: '' Che ci fai qui? Dopo ti riporto

a casa tua! '' Peppina scrollò la testa molto decisa

e disse: '' No! Tu non mi riporti indietro, perchè io

intendo diventare poliziotta ed è qui che devo rimanere

se voglio realizzare il mio sogno! '' Nessuno dei due

disse nulla e si guardarono negli occhi. Peppina disse:

'' Portami dal Commissario... solo lui mi dirà se posso

rimanere! Voi non vi dovete preoccupare di nulla perché

parlerò io con lui! '' Peppina fu esaudita e sopra la spalla

di Antonio raggiunse l'ufficio del Commissario che lo invitò

ad entrare. Antonio aprì la porta e Peppina stava sulla

sua spalla. Lui era imbarazzato e non sapeva cosa dire

al suo capo, poi timidamente disse: '' Commissario...

mi perdoni il disturbo, ma c'é una cavalletta che voleva

farle visita! '' '' Una cavalletta? Ma stai scherzando?

Non ho mica tempo da perdere io con le stupidaggini! ''

'' Ha ragione Commissario, ma si dà il caso, che quetsa

sia una cavalletta un po' speciale! '' A quel punto

Peppina saltò dalla spalla di Antonio al tavolo del

Commissario e sorridente disse: '' Ciao Commissario! ''

Nella stanza scese un gran silenzio e il Commissario

rimase sorpreso. Fece cenno ad Antonio di lasciare

l'ufficio e lui rimse solo con la cavalletta che lo

guardava sorridente.

 

Il Commissario.

 

Il Commissario Stefano Bonaventura era un tipo

all'apparenza burbero. Aveva cinquant'anni, i

capelli brizzolati. Tipo piuttosto riflessivo che

prima di dare un giudizio personale pensa, poi

giudica. Osservò a lungo Peppina, forse per

studiarla un po'. Lei senza nessuna paura

passeggiò da destra a sinistra sulla scrivania

del Commissario e disse: '' Vedo che hai tanto

lavoro Stefano! '' Il Commissario stupito chiese:

'' Come fai a sapere il mio nome? Te l'ha detto

l'agente Antonio Zago forse? '' '' No Stefano...

non me l'ha detto nessuno. Io l'ho semplicemente

letto da qui! '' Il Commissario aveva

un'espressione burbera mentre lei parlava

e con voce cattiva di chi commanda disse:

'' Non ti permettere mai più di darmi del '' tu ''

se non te lo dico io! Voglio rispetto dai miei

uomini! Regola numero uno... quando si parla,

qualsiasi grado esso sia, gli si deve dare del ''

lei ''. Hai capito? '' Peppina sussultò a causa

del tono alto del Commissario, però senza

paura disse: '' Signor sì... signore! Mi scusi

se mi sono permessa di darle del '' tu ''! '' Lui

con voce più gentile disse: '' Bè... vedo che le

regole le impari in fretta! '' fece una pausa poi

disse: '' Prova a camminare sul tavolo! '' Peppina

eseguì l'ordine e lui l'osservò attentamente. Prima

di parlare pensò, come era solito fare, e poi chiese:

'' Come mai zoppichi? '' '' Un incidente da piccola...

Signore! '' e poi aggiunse: '' Questo non mi impedirà

di diventare polizziotta! “ Il Commissario a quella

frase scoppiò a ridere e disse: '' E così... tu vorresti

diventare poliziotta! Ma chi vuoi far ridere! '' Peppina

mise il broncio e poi esplose dicendo: '' Anche tu

come gli altri... non credi nelle mie capacità! Mi

prendete in giro ma io diventerò poliziotta e vi farò

vedere! Mi metta alla prova Commissario e poi se

ne accorgerà! '' Peppina, pensò fra sé: '' Ridete...

ridete pure! Tanto prima o poi diventerò poliziotta! ''

Lei rimase silenziosa con i suoi pensieri e lui pensò

a quanto lei aveva detto. A dire il vero aveva ragione

a lamentarsi e, a pensarci bene farle fare qualche

prova non era una cattiva idea e così disse:

'' D'ccordo! Ammetto di aver sbagliato con te e

non dovevo prenderti in giro! Queasta sera rimani

nel mio ufficio e domani vediamo sul da fare, ok! ''

A Peppina non sembrò vero! Per lei era già una

mezza vittoria e felice disse: '' Grazie mille Commissario! ''

Per lei fu questo l'inizio di una nuova avventura.

 

La notte nell'ufficio.

 

Il Commissario Bonaventura prima di lasciare

prima l'ufficio avvertì tutti della presenza di Pin

nel suo posto di lavoro, così chi veniva a pulire

la stanza non le avrebbe fatto alcun male. Peppina

rimase sola e prese a girare nell'ufficio, per vedere

meglio la stanza. Fuori non era ancora buio e dalle

finestra entrava un po' di luce, quel tanto che bastava

a lei per vedere. Notò che nella stanza c'erano diverse

piante ben curate e lei intuì che l'uomo volesse bene

alla natura e avesse, tra l'altro, il così detto '' pollice

verde '' . Pin le controllò una ad una e scelse di stare

in una pianta dalle larghe foglie, che le dava una certa

sicurezza. Mentre si sistemava per la notte si ricordò

della sua mamma e fu presa da un po' di malinconia.

Era normale che fosse così! Provò a dormire ma

non ci riusì. Se ci fosse stata la luce accesa avrebbe

potuto passeggiare e curiosare nell'ufficio e invece

il buio, ormai, avvolgeva tutto e lei rimase tranquilla

dov'era. Ad un certo punto sentì dei rumori e rimase

ad ascoltare. Erano le donne delle pulizie che iniziavano

il lavoro. I rumori e le voci si avvicinavano sempre più

e lei tremava un po' dalla paura. La luce dell'ufficio si

accese di colpo. Entrarono un paio di donne e una di

loro disse: '' Dobbiamo star

attente a non far del male alla cavalletta. Il

Commissario si è molto raccomandato e

dobbiamo chiudere la porta perchè non scappi via! ''

'' Chissà perchè ci tiene tanto alla cavalletta? ''

'' Ma! Forse perchè gli fa un po' di compagnia! ''

Peppina ascoltò i loro dialoghi ma non si mosse

dal suo vaso. Rimase ad osservare il loro lavoro

e vide che pulivano con molta cura ogni angolo

della stanza. Finito tutto, spensero la luce e se

ne andarono e lei rimase di nuovo sola.

Lentamente i suoi occhietti si chiusero e lei potè

finalmente dormire, in attesa che spuntasse il sole.

 

 

Il giorno dopo.

 

I primi raggi di sole fecero capolino attraverso

il vetro della finestra. Peppina se ne accorse

e si svegliò. Fece colazione come potè

e iniziò a fare la sua passeggiata nell'ufficio

del Commissario, cercando così di far

passare il tempo, mentre aspettava il suo

arrivo. Il Commissario arrivò alle otto in punto.

Lei stava sul tavolo della scrivania e quando

lo vide arrivare profrì: '' Buongiorno Commissario

Bonaventura! '' A quel punto Stefano rispose

contento: '' Buongiorno a te! '' Stranamente era

di buon umore e si mostrava meno burbero,

verso tutti. Il Commissario osservò Peppina

e poi aggiunse: '' Ho una buona notizia per

te! Prima di venire in ufficio ho parlato con

il Dirigente, che è il mio capo, e gli ho raccontato

di te e del tuo sogno. Mi ha detto che in tanti anni

di lavoro ne ha viste di tutti i colori, ma non gli è

mai capitato di sentire che una cavalletta insiste

così tanto a voler diventare poliziotta: questo vale

anche per me! È curioso di conoscerti e forse ti

metterà alla prova, ma non garantisco nulla, però,

è lui che decide! Vieni con me... andiamo da lui!

'' Peppina non se lo fece ripetere. Saltò sulla spalla

di Bonaventura e insieme si diressero dal Dirigente

Emanuele Fattori. Uscendo dall'ufficio Peppina

vide i suoi amici e felice gridò a loro: '' Ciao

Antonio! Ciao Lucio! '' Lucio la salutò solo con

un cenno mentre Antonio rispose dicendo: '' Ciao

Peppina! Tutto bene? Dove vai di bello? '' Lei rispose

raggiante: '' Vado dal Dirigente! '' Si vedeva che era

felice e non c'era bisogno di chiederle di nuovo come

stava, perché era visibile a tutti. Chi si trovava nelle

vicinanze rimase stupito a quella scena e si guardarono

l'un l'altro chiedendosi se stessero sognando o se

davvero ci fosse una cavalletta sulla spalla del

Commissario. Era una scena strana per un luogo

in cui le regole facevano da padrone! Tutti si chiedevano

cosa stesse succedendo e vedendo gli sguardi stupiti

il Commissario si rivolse a tutti dicendo: '' Vi presento

Peppina Pin! Forse diventerà una di noi! '' Peppina lo

corresse dicendo: '' Non forse, Commissario, ma io

diventerò una di voi! '' Scoppiarono tutti a ridere

compreso il Commissario Bonaventura. Quel giorno

lui era di buon umore e accadeva raramente. Peppina

salutò nuovamente tutti e proseguì con il Commissario

verso l'ufficio del Dirigente.

 

 

Quante domande.

 

Una segretaeria alquanto carina, intenta

nel suo lavoro, avvertì il dirigente dell'arrivo

del Commissario. Emanuele Fattori stava

seduto dietro una scrivania. Era intento a

controllare alcune carte, sulle quali metteva

il suo nome. Sul tavolo oltre a svariati fogli

c'erano anche dei libri gialli che lui leggeva

con passione nei rari momenti di pausa. Aveva

qualche anno di poù del Commissario. Lo

si vedeva dal suo viso, però, era più gentile

del Commissario e, quando distolse lo sguardo

dalle sue carte che aveva finito di leggere, disse:

'' Buongiorno Commissario! Aspettavo proprio di

vederti! Tu mi hai parlato di una cavalletta che

vuole diventare poliziotta, ma penso sia solo uno

scherzo vero? '' Bonaventura scosse la testa la

testa: '' No! Non stavo scherzando! La cavalletta

è qui con me! Le presento Peppina Pin! '' Indicò

con il dito la cavalletta e Fattori puntò lo sguardo

. Peppina disse: '' Buongiorno, Dirigente Fattori! ''

Naturalmente rimase sorpreso, poi il Dirigente chiese

di mettere la cavalletta sul tavolo e il Commissario

eseguì l'ordine. Una volta sul tavolo la scrutò da

vicino e la innterrogò: '' Tu sai parlare? Capisci

la nostra lingua? '' '' Certo... so parlare, leggere

e scrivere e voglio diventare una poliziotta. ''

'' Come mai vuoi fare la poliziotta? '' '' Perché

mi piace! È un mio sogno! '' Fattori fece un

cenno al Commissario di aspettare fuori e

di lasciarli soli e lui uscì. Emanuele chiese:

'' Hai fatto domanda per entrare con noi? '' '' No! ''

Rispose Pin e aggiunse: '' Se serve la faccio ora! ''

'' Certo che serve! È una delle prime cose che

bisogna fare! '' rispose il Dirigente. Così mise

un foglio, davanti a Peppina, su cui c'erano

stampate tante domande alle quali lei doveva

rispondere. Il Dirigente dette una penna e disse:

'' Se sai leggere e scrivere non sarà così difficile

rispondere a queste domande. Fai pure con calma! ''

Peppina prese la penna nelle zampine e iniziò a

scrivere. Quante domande! Cercò di rispondere

meglio che poteva e quando terminò disse felice:

'' Ho finito! Ho scritto la mia domanda! '' Fattori

prese il foglio in mano e iniziò a leggere. Rimase

colpito nel vedere con quanta precisione e correttezza

avesse compilato il modulo. Dopo aver letto pensò

un attimo: '' Va bene Pin, accetto la tua domanda!

'' Lei esultò di gioia e Fattori dette ordine di

trasferire Peppina alla scuola di polizia!

 

Inizia l'avventura.

 

Fattori dette il permesso a Pin di fare i vari

passaggi, per diventare agente, convinto che

alle visite mediche non sarebbe passata per

via di quella gambina che zoppicava. L'aveva

vista camminare e si era accorto del problema.

Avvisò tutti dell'arrivo di Pin e tutti l'attesero.

Ad accompagnarla fu l'agente Antonio Zago.

Fu una giornata pesante per Peppina. Venne

sottoposta a svarite visite mediche e con stupore

di tutti fu considarata abile, nonostante quella

zampetta che zoppicava. Il giorno dopo non fu

meglio del primo. Peppina dovette fare test

psico-attitudinali e li superò tutti benissimo.

Pensò di aver finito e invece l'avventura era

appena iniziata. Le dissero che doveva fare

degli esami scritti e le vennero dati i libri su

cui studiare. Le fu dato anche un letto, dove

avrebe potuto dormire e studiare: con lei

c'erano altre persone che frequentavano

la scuola ed avevano tanto da studiare.

Quando Peppina entrò nella camerata,

accompagnata dal suo amico Antonio,

tutti la guardarono curiosi: '' Che ci faceva

una cavalletta sulla spalla dell'agente? ''

Era questa la domanda ricorrente. Antonio

vide i loro vide i loro sguardi meravigliati e

capì il motivo: '' Vi presento la mia amica

Peppina Pin! Anche lei studierà per entrare in

polizia! '' A queste parole scoppiarono tutti a

ridere e Pin ci rimase male, ma non scoppiò a

piangere come aveva fatto con Ronney, quando la

prendeva in giro. Fiera di se stessa, per essere

arrivata fino lì, disse a tutti: '' Ridete... ridete pure!

Tanto prima o poi diventerò poliziotta! '' Antonio le fece

vedere il suo posto e rimase a parlare con lei un po'.

L'avventura stava davvero iniziando e niente e

nessuno le avrebbe fatto cambiare idea. Prima di

lasciare l'amica Antonio si assicurò che nessuno

le facesse male, perché lei era una cavalletta

speciale. Peppina si trovò così sola con quelle

persone, che non conosceva e per non

pensarci si mie subito a studiare per l'esame.

 

I nuovi compagni.

 

Nella camera dove si trovava Peppina

c'erano tante nuove reclute che si preparavano

per l'esame. Fra di loro c'era un gran parlare.

Tutti raccontavano della loro vita. Peppina,

invece, se ne stava zitta a studiare nel suo

letto assegnatole. Uno di loro disse:

'' Hai visto quella cavalletta? Sta sopra il

libro a studiare e non si muove da lì. Che

ne dite... le facciamo uno scerzo? '' Tutti

dissero di sì a quell'idea. Lei attenta alla

lettura non sentì nulla. I due ragazzi giunti

alle sue spalle con velocità presero il libro

di Peppina e correndo glielo portarono via. Lei

urlò: '' Ridatemi il mio libro! Devo studiare! '' Tutti

scoppiarono a ridere nel vederla arrabbiata. Il

ragazzo con il libro in mano si divertiva a lanciarlo

ai compagni, come se stese giocando a pallone.

Peppina continuava a chiedere che le venisse

restituito e loro ridevano come matti. Lei si

sentì fragile e indifesa e le lacrime le solcarono

il musetto. Casualmente stava passando di

lì il Commissario che sentì la gran confusione

provenire da dietro la porta della camerata. Senza

bussare l'aprì e vide gli allievi giocare e ridere

con il libro. Notò Peppina nel suo letto molto triste

e intervenne dicendo: '' Cosa succede qui dentro?

Non siamo mica in un campo di calcio! Datemi

quel libro e tornate ai vostri posti! '' Lo gridò con

tono così forte che tutti si fermarono e

restituirono il libro. Lui aggiunse: '' E che non

si ripeta mai più una cosa simile! Qui non si

viene peer giocare... intesi! '' Abbassarono

tutti la testa a quel rimprovero. Lui andò da

Peppina e le diede il libro. Lei lo prese

timidamente: '' Grazie Commissario! '' Lui

si sedette sul letto accanto a lei e disse:

'' Di nulla Peppina! Vedo che qui, per te,

non è facile vivere. Chiederò al Dirigente

di farti trasferire nel mio ufficio presto, così

potrai studiare in pace! Sei contenta? ''

Peppina sorrise e disse di sì. Fu trasferita

quella stessa mattina nell'ufficio del

Commissario. Lei fu felice e si sentì

sollevata e serena.

Una lettera per mamma.

 

 

Il tempo era volato e erano trascorsi tanti

giorni da quando Peppina non vedeva sua

mamma. Non voleva muoversi dall'ufficio del

Commissario, perché voleva studiare bene le

materie per l'esame e dare il meglio di sé. Con

il Commissario stava bene, anche se a volte

sembrava un po' burbero. Lei aveva il suo posto

fisso, sopra l'armadio degli schedari. Lì c'era la

pianta dalle foglie larghe dove aveva dormito la

prima notte. Si sentiva quasi a casa in mezzo a

quelle foglie! In quei giorni aveva fatto amicizia

con le donne delle pulizie. Quando entravano la

salutavano e lei parlava volentieri con loro. Un

giorno alla settimana non andavano a far pulizie

e lei rimaneva sola: in quel giorno, le venne un

po' di malinconia! Fuori pioveva e quella pioggia

le ricordò le giornate con mamma Pakita, così

decise di scriverle una lettera. Prese un foglio

e una busta che stavano sopra il tavolo della

scrivania del Commissario e iniziò a scrivere.

Raccontò della sua nuova vita a contatto con

i poliziotti, delle visite mediche superate, dei

vari test superati molto bene, del grosso libro

che stava studiando per entrare nella scuola

di polizia. Raccontò tutto nei piccoli particolari,

ma non raccontò cosa accadde con i compagni

di stanza e dei momenti di malinconia che sentiva

ogni tanto. Non voleva impensierire sua mamma

con quei momenti tristi.Contenta di aver scritto la

lettera la mise nella busta e scrisse davanti il nome.

Attese impaziente che arrivasse il giorno dopo. Con

l'aiuto del Commissario, la lettera fu data all'amico

Antonio che l'avrebbe poi consegnata a mamma

Pakita quella stessa mattina.

 

La lettera di Peppina.

 

L'agente Zago lasciò l'amico sul ciglio della strada

e si diresse all'interno del prato con la lettera in

mano. Incontrò due cavallette che stavano insieme

e chiese a loro: '' Sapete dirmi dove sta la signora

Pakita Pin? '' Loro, prima di rispondere, lo guardarono

da testa a piedi: '' Chi sei tu? Cosa vuoi da Pakita? ''

'' Io sono un amico di Peppina, ho una lettera da

parte sua da consegnare alla signora Pin. '' Le

due cavallette si guardarono l'un l'altra, poi la

più piccolina proferì: '' Io conosco la signora

Pin! Sono amica di Peppina! Mi chiamo Antenna Lac e tu? ''

'' Io Antonio Zago esono agente di polizia. Peppina

mi ha parlato molto di te! Posso darti la lettera per

sua mamma? Io devo tornare dal mio amico! ''

'' Dalla pure a me... la porto io! '' Antenna con

la lettera fra led zampine corse dalla signora Pin,

gridando fuori dall'uscio: '' Signora Pin! Signora Pin!

C'è una lettera per lei! '' Sentendo Antenna gridare

Pakita si preoccupò e corse spaventata e chiese:

'' Che succede Antenna? '' Con il fiatone Antenna

fece fatica a rispondere però disse: '' C'è una lettera

per lei da Peppina! '' Sollevata, Pakita disse:

'' E tu... hai urlato tanto per la lettera! Lo sai

che mi hai spaventata! '' Mortificata, Antenna

chiese scusa e dette la lettera a Pakita. Lei

la fece entrare. Si sedettero e pian piano aprì

la lettera con le zampine tremanti per l'emozione.

Iniziò a leggerla ad alta voce. Era davvero contenta

di sapere che sua figlia stava portando avanti il

suo sogno e che aveva trovato degli amici poliziotti.

Aveva molto da studiare per l'esame che le avrebbe

permesso di entrare nella scuola di polizia, ma

ci avrebbe messo tutta la sua buona volontà.

Nella lettera Peppina non aveva dimenticato

I suoi compagni di scuola e chiese a sua mamma

di leggere la lettera in classe a tutti. Voleva che

tutti fossero al corrente di quanto lei stava

facendo. Pakita fu davvero felice di ricevere

quelle notizie. Durante il giorno, e quasi con

le lacrime agli occhi, Pakita rilesse più volte

la lettera. Il giorno dopo, quella stessa lettera

fu letta, in classe, ai compagni di Peppina

che furono felici di avere sue notizie, tanto

che, a lettura finita, scoppiò un applauso.

Fu difficile riportare nella classe l'ordine e

l'attenzione di tutti.

 

Il giorno degli esami.

 

Venne il giorno degli esami con prova scritta.

Pin non aveva chiuso occhio quella notte

per l'agitazione. Il Commissario arrivò

nel suo ufficio prima del solito. Era

accompagnato dall'agente Antonio Zago, che

era venuto a prendere Peppina e portarla alla

scuola, per iniziare gli esami scritti. Lei con un

saluto andò sulla scrivania del Commissario

e Zago chiese: '' Sei pronta? Possiamo andare? ''

Pin fece di sì con la testolina e l'agente allungò

il braccio sulla scrivania: lei camminando sopra

andò a posarsi sulla spalla! Salutò il Commissario,

ma lui stava un po' sulle sue quel giorno, e non

le ricambiò il saluto. Aveva un carattere burbero

a volte! Peppina rimase un po' male, ma ormai

lo conosceva e sapeva com'era. Arrivò finalmente

a scuola. Salutò l'amico e prese il suo posto. Lì

ritrovò i suoi compagni di camerata, che rimasero

ancore stupiti nel vederla. Mai avrebbero pensato

di ritrovarla! I Commissari d'esame consegnarono

i fogli con le varie domande cui dovevano rispondere.

Sapevano già della cavalletta tra i possibili, nuovi,

allievi del corso, ma rimasero comunque stupiti

ed increduli. Pensavano ad uno scherzo e invece...

lei era là! Finita la consegna delle domande fu dato

il via alla prova. Peppina si concentrò sul foglio e una

alla volta rispose a tutte le domande tanto sicura di

sé, da stupirsene. Consegnò il suo foglio con tutte le

risposte complete e rimase in attesa, al suo posto.

Al termine della prova furono corretti tutti gli scritti

e con grande stupore dei Commissari d'esame,

Peppina superò brillantemente la prova con il

massimo dei voti. Lei era davvero unica! Tornò

felice nell'ufficio del Commissario che, dopo

aver saputo dell'esame superato, disse soltanto:

'' Non avevo dubbi Peppina! ''

 

Gli esami orali.

 

Peppina non immaginava certo che diventare

poliziotta fosse così difficile, ma lei era davvero

decisa a realizzare questo suo sogno. Le materie

che studiava non erano facili. Si andava dal diritto

penale, alle numerose leggi di pubblica sicurezza

ecc. Lei ci aveva messo tutta la sua buona volontà

e usata tutta la sua buona memoria per imparare

quante più cose poteva. Superati gli esami scritti

c'erano ancora le prove orali su cui mettere in gioco

il suo futuro. Tremava all'idea di affrontare quella

prova, ma lo doveva a se stessa perché il suo

sogno si potesse avverare. Passò la

notte prima dell'esame del tutto sveglia. Aspettò

il suo turno per le interrogazioni molto agitata.

Finalmente la chiamarono. Lei si presentò a

tutti i Commissari d'esame presenti e iniziò

il giro continuo delle domande alle quali, quasi

magicamente, dava la risposta giusta! Lasciava

tutti ì presenti a bocca aperta. Non era possibile

che una cavalletta sapesse tutto. Le domande le

venivano fatte a caso, andando di qua e di là, fra

leggi e diritto penale. Era un trocco per farla cadere

in trappola, ma lei non ci cascava e sapeva

rispondere, perché aveva studiato bene tutto.

'' È sorprendente! '' Esclamò uno dei Commissari.

Increduli e stupiti si congratularono con lei. Anche

questo ostacolo fu superato molto bene e meglio

degli altri aspiranti poliziotti. Lei risultò davvero

la migliore e la più brava di tutti. Naturalmente

Peppina era al settimo cielo e ora era pronta

ad affrontare la scuola di polizia.

 

 

Al corso di polizia.

 

Ormai non sistupiva più nessuno della presenza

di una cavalletta al corso di polizia. Era diventata

famosa! Tutti erano curiosi di vedere come andasse

a finire la storia. Dovevano passare sei mesi e

studiare ancora e poi di nuovo altri esami da

superare. Per la sua piccola statura fu esonerata

dal guidare l'auto di servizio, la mitica pantera,

ma tutte le altre prove sia di teoria che di pratica

non poteva far a meno di farle. Peppina veniva

spesso presa in giro dagli altri ragazzi, che come

lei, volevano diventare poliziotti. Quando c'era

l'esercitazione di tiro con la pistola ridendo dicevano:

'' Vediamo come fa una cavalletta con la pistola

più grande di lei! '' Ridevano come matti e lei

allora, decisa, non si scoraggiava e dimostrava

a tutti di saperci fare anche con la pistola. Era

una gran fatica per lei perché era piccola e la pistola

era più grande di lei, ma non voleva arrendersi.

Peppina voleva andare avanti fino in fondo. Era

davvero in gamba! Il bello era che, malgrado

mille difficoltà, riusciva a centrare la sagoma nel

punto giusto: non sbagliava un tiro! Era logico

che poi tutti smettessero di ridere e si chiedessero

come potesse riuscirci. Era logico che rimanessero

stupiti e increduli difronte ad un fatto simile! Per

Peppina era una grande soddisfazione, perché

li metteva tutti a tacere e questa era una grande

vittoria per lei. Peppina era una creatura

insuperabile e incredibile. Dove trovava tutta

quella sua forza straordinaria? Sicuramente

nella sua determinazione a raggiungere il suo

gransde sogno!

 

Due nuovi amici.

 

Per frequentare la scuola di polizia Pin aveva

dovuto lasciare l'ufficio del Commissario e quelle

sue belle piante, che le ricordavano il verde del

prato. Il Commissario, però, si preoccupò in

prima persona di affidarla in mani sicure,

raccomandandosi che non le fosse fatto

alcun male. L'avevano affidata alle cure

dell' Ispettore Sandro Borelli. Uomo tutto

d'un pezzo e dal carattere burbera. Non fu

facile per Peppina adattarsi a vivere con lui,

ma con il suo carattere riusciva a conquistare

simpatia anche dalle persone più scontrose e

poco docili. Così, un po' alla volta, conoscendolo

riuscì a farselo amico. Sempre in quella sede

fece amicizia con un giovane agente Omar Pini.

Come carattere era tutto l'opposto dell'Ispettore,

e lei legò fin dall' inizio con lui. Omar si occupava

di lei quando era al lavoro, l'accompagnava lui

stesso, su ordine dell'Ispettpre, alle lezioni pratiche

o teoriche. Era lui che la consolava, quando era un

po' giù di morale, a causa del caratteraccio

dell'Ispettore. A volte Peppina rinpiangeva di

non essere nell'ufficio del Commissario, pur

ammettendo che anche lui non aveva un carattere

semplice. Il Commissario comunque non era sempre

burbero, lo era più in apparenza, ma se ti prendeva

in simpatia, come era accaduto con Peppina, dava

tutto il meglio di sé, come invece l'Ispettore Sandro

Borelli non faceva. Peppina, comunque, nonostante

tutte le difficoltà che incontrava, andava avanti nel

suo sogno; l'aiuto e il sostegno dell'agente Omar

Pini erano d'icoraggiamento per lei a continuare.

L'Ispettore e l'agente erano nonostante tutto, due

amici, il suo punto di riferimento, all'interno della

scuola. Senza il loro aiuto sarebbe stato difficile

per lei poter andare avanti.

 

Una visita a mamma.

 

Sei mesi erano ormai trascorsi. Peppina aveva

fatto gli esami e ora attendeva il risultato. Era

tornata di nuovo nell'ufficio del Commissario e

lì aveva ritrovato gli amici Antonio e Lucio che

avevano sentito un po' la sua mancanza. Furono

felici di averla di nuovo con loro in Questura, e non

vedevano l'ora di conoscere il risultato finale dei suoi

esami. Peppina in Questura si sentiva come a casa,

però le venne un po' di nostalgia. Era tanto che non

vedeva sua mamma! Le scriveva spesso e riceveva

sempre risposta da lei. Visto che ormai aveva concluso

tutto il percorso e affrontato tutti gli esami chiese il

permesso al Commissario di far visita a sua mamma.

Lui la lasciò andare e le dette una settimana di vacanza

da trascorrere a casa: lei esultò felice di gioia!

L'accompagnò a casa il suo amico Antonio. La signora

Pakita non sapeva dell'arrivo e fu una sorpresa enorme

quando se la vide davanti all'uscio di casa. Le due si

abbracciarono e le lacrime scendevano a fiume.

Peppina raccontò a tutti il cammino fatto fin lì.

Raccontò com'era la vita con gli uomini e poi

disse: '' Mamma... io ho fatto gli esami di teoria

e pratica e ora aspetto i risultati. Ho fatto tutto

cercando di dare del mio meglio. Non so però come

finirà! '' Pakita posò una zampina su sua figlia e disse:

'' Stai tranquilla! Se tu hai fatto tutto al meglio non devi

aver paura! Non preoccuparti... qui la porta è sempre

aperta! Sii fiera di te stessa! '' Si abbracciarono

di nuovo e le lacrime scesero ancora. Peppina

piangeva di felicità, perché era di nuovo a casa.

 

Giorni felici.

 

 

Il primo giorno di vacanza lo dedicò tutto a sua

mamma, anche perché avevano tante cose di cui

parlare. La nuova vita con gli uomini era ricca di

aspetti positivi e negativi. Aveva anche imparato

tante cose che l'avevano resa più forte. Era

perfino riuscita a sentirsi una di loro, malgrado

fosse una cavalletta. Si dimenticava spesso di

avere una zampina zoppicante, come del resto

faceva prima quand'era a casa. L'impegno che

metteva nel compiere il suo dovere le faceva

scordare tutto ciò. Il giorno dopo, non seppe

resistere alla tentazione di fare visita ai suoi

compagni. Si alzò di buon mattino con i primi

raggi di sole. Fece colazione,salutò mamma e,

di corsa, come poteva, andò a scuola. Fuori

nel prato non c'era ancora nessuno e lei ne

fu felice, perché così la sorpresa sarebbe

stata più bella. Attese nascosta in un angolino

l'arrivo dei suoi compagni e quando sentì le

loro voci saltfuori dal suo nascondiglio. Tutti

rimasero stupiti di vederla. Lì per lì nessuno

riusciva a parlare. L'emozione era grande per

tutti, compresa lei. L'abbracciarono, la

baciarono, saltellarono di gioia. Un po' alla

volta la riempirono di domande, ma lei invitò

tutti alla calma. Disse loro: '' Sono felice di

vedervi, ma non fatemi troppe domande, mi

fate girare la testa! Ho tanti giorni da passare

qui e c'è tutto il tempo per raccontarvi tutto. Ora

voglio solo divertirmi con voi! Giochiamo un po'

insieme come una volta? '' Accontentarono subito

la loro amica giocando con lei. Passò con loro la

mattinata a scuola, raccontando in classe ciò che

aveva imparato. I giorni seguenti li passò

trascorrendo il pomeriggio in compagnia degli

amici e furono giorni sereni e felici.

 

Una lettera per Peppina

 

Era una giornata come le altre. Peppina

si trovava ancora a casa da sua mamma e

stava pensando di fare, nel pomeriggio, un

picnic con tutta la classe Le restavano ancora

due giorni di vacanza e lei voleva passarli al

meglio. Anche nell'ufficio del Commissario era

una giornata come le altre: Stefano Bonaventura

stava sempre dietro la sua scrivania, intento a

leggere carte importanti. Sentì bussare alla

porta e senza che lui aprisse bocca entrò di

colpo, nell'ufficio, l'agente Antonio Zago, con

in mano una lettera. '' Commissario mi scusi...! ''

disse. Non fece a tempo di finire la frase che

Bonaventura gridò: '' Che modi sono questi di

entrare nel mio ufficio? Ti ho forse dato il

permesso di farlo? Possibile che tu non abbia

imparato ad aapettare la risposta, prima di entrare?

Lo sai che ci vuole un po' di educazione in certe cose? ''

Mortificato l'agente Zago abbassò la testa:

'' Mi scusi Commissario! Non lo farò più! ''

Con un gesto Bonaventura fece capire di aver

accettato le scuse e con tono più gentile chiese:

'' Cosa c'è di nuovo? '' '' È arrivata una lettera per

Peppina Pin dalla scuola di polizia! '' '' Che cosa

aspetti a portarla da lei! Vai di corsa! '' '' Era quello

che speravo mi dicesse Commissario! '' Felice di

aver ricevuto l'ordine di consegnare la lettera prese

l'auto e andò al prato dove viveva Peppina. Una volta

arrivato lì la chiamò così forte, che lei sentì e si presentò

davanti a lui con il fiatone: '' Ciao Antonio... come mai

sei qui? '' '' Ho una lettera per te dalla scuola di polizia! ''

Rispose dandole la lettera. Lei tremante la prese

consapevole che conteneva il futuro che l'aspettava! 

Una grande festa per Peppina.

 

Peppina teneva fra le sue zampine la lettera

che l'amico le aveva dato. Esitava ad aprirla

perché sapeva che sicuramente c'era scritto

se lei era diventata poliziotta oppure no. Visto

che non se la sentiva di leggere chiese all'amico

di farlo: '' Aprila tu Antonio e leggila! Ho un po' di

paura! '' Antonio prese la lettera in mano e disse:

'' Non devi aver paura! Io sono sicuro che tutto è

andato bene! '' Così dicendo aprì la busta e prese

in mano il foglio. Sbirciò con gli occhi lo scritto e sul

viso dipinse un sorriso perché c'era scritto a grandi

lettere che Peppina era diventata poliziotta! A quel

punto lesse ad alta voce, in modo che l'amica

potesse essere rassicurata. Lei incredula rimase

senza parole. Non sapeva che dire e Zago si

complimentò più volte. La salutò e tornò al suo lavoro

esclamando: '' Ci vediamo presto Agente Pin! '' Lei

lo guardava con le lacrime agli occhi per la gioia,

e si avviò verso casa con la lettera fra le zampine

gridando: '' Ce l'ho fatta! Ce l'ho fatta! Sono

diventata una poliziotta! '' Attorno a lei si strinsero

tante cavallette, ma lei non guardava certo loro.

Sentendola gridare Pakita uscì da casa: '' Cosa

succede Peppina? Perché gridi così forte! '' Peppina

rispose: '' Ce l'ho fatta... mamma! Il mio sogno è

diventato realtà! Sono una poliziotta! '' Tutte le

cavallette presenti applaudirono Peppina e fu

organizzata per lei una grande festa, alla quale

partecipavano tutti. Mamma Pakita era al settimo

cielo! Orgogliosa ( come una mamma sapeva esserlo )

di avere una figlia che nonostante la sua zampina

zoppicanteera riuscita a realizzare il suo sogno.

Non c'erano parole per lei! Le lacrime parlavano

da sole, ma erano lacrime di gioia!

 

Una divisa su misura.

 

Le vacanze di Peppina erano finite e così

lei tornò in Questura. Si presentrò tutta

raggiante, con la lettera dal Commissario

Bonaventura. Era in compagnia del suo

amico Antonio. Lui bussò alla porta ed

attese la risposta del Commissario, che arrivò

subito. Entrambi salutarono e lui ricambiò con

un sorriso, vedendo che c'era Peppina: '' Ben

tornata! Ti vedo raggiante! Che novità ci porti? ''

Lei rispose sorridente: '' Commissario... ce l'ho

fatta! '' '' Ce l'ho fatta a fare che cosa? '' chiese

lui facendo finta di non capire. '' Commissario...

ho superato gli esami! Sono diventata poliziotta! ''

Il Commissario rimase stupito. Non pensava che

potesse essere vero! Peppina fece vedere la lettera

che lui lesse, alla fine si congratulò con lei dicendo:

'' Allora sei dei nostri! Congratulazioni! Non pensavo

che tu ce la facessi però... con il carattere che hai

tutto è possibile! Ora dovrai farti preparare una divisa.

Sei davvero una cavalletta incredibile! '' Cercarono in

sartoria la persona capace di confezionare

una divisa così piccola e, dopo averla trovata, il

Commissario ordinò all'agente Zago di portare Peppina

da lei, la sarta all'inizio pensò ad uno scherzo,

ma poi capì che non lo era e rimasta sola con

Peppina alla quale stava prendendo le misure

esclamò: '' Nella mia vita ne ho viste di cose ma

questa le supera tutte! Il mondo sta cambiando

davvero! Una cavalletta che diventa poliziotta...

è da non credere! '' Peppina disse: '' So che le

sembrerà strano ma... questo era un mio sogno,

perché anche noi cavallette sogniamo e io...

l'ho fatto diventare realtà usando tutta la mia

buona volontà. Non c'è da stupirsi se anche

noi cavallette riusciamo a diventare poliziotte.

Io avevo questo sogno... '' '' Sei davvero

unica! '' Disse la sarta fermando Peppina

mentre parlava. Con tutta la sua serietà e

professionalità iniziò a tagliare e cucire la

divisa, come fosse quella di un qualunque

agente. Ci mise poco per metterla in prova.

La fece indossare per gli ultimi ritocchi e,

guardandosi allo specchio, Peppina si

commosse: era felice di vedersi una poliziotta!

 

Come un padre...

 

Peppina si fece vedere dal Commissario con

la divisa indossata. Le stava proprio a pennello!

La sarta aveva fatto un ottimo lavoro e con cura.

Il Commissario Bonaventura dalla squadrò da

testa ai piedi: '' Devo dire che sei una perfetta

poliziotta! Ho anche una notizia che spero ti

faccia felice! Seia stata assegnata a questa

Questura! Sei contenta? '' '' Certo... che sono

contenta, Commissario! Era quello che

speravo! '' Rispose entusiasta Peppina

e lui aggiunse: '' Ora dovrai lavorare

come un qualunque agente. Lo sai bene che

noi lavoriamo a turno di sei ore e c'è il turno

di mattina, quello di pomeriggio e quello

della notte. La tua vita ora è e sarà

diversa da prima. Forse per te non sarà

facile, ma questo è il lavoro di un poliziotto e,

se tu decidi di fare questo, devi accettare

tutto ciò che esso comporta. Ad ogni modo

sono certo che saprai cavartela bene, visto

quello che hai saputo fare fin qui! '' Peppina

intervenne dicendo: '' Signor Commissario...

io so che non sarà facile per me, ma ho deciso

di diventare poliziotta perché mi piacevano questo

lavoro e la divisa che indosso. Non ho paura di

lavorare sei ore per fare turni. Farò il possibile

e cercherò di mettercela tutta, Commissario!

Voglio dimostrare a me che ce la posso fare!

Sono contenta di essere ai suoi ordini! '' '' Sei

davvero una cavalletta straordinaria! Domani c'è

la consegna del distintivo... Buona fortuna Agente

Peppina Pin! '' '' Grazie, Commissario! '' disse

lei un po' commossa. La vita ora era davvero

cambiata per lei, che doveva comportarsi da

cavalletta adulta, dato che aveva un lavoro di

grande responsabilità, ma lei era davvero

felice di tutto questo. Era entusiasta perché

poteva lavorare in quella Questura, agli ordini

di un Commissario apparentemente burbero,

che però l'aveva presa in simpatia e ora le

parlava quasi come un padre. Peppina aveva

trovato la felicità!

 

La consegna del distintivo.

 

Arrivò finalmente il giorno della consegna del

distintivo. Era una bella giornata di sole, giusta

per una festa così che si svolgeva all'aperto,

sul piazzale della scuola di polizia. Nel cortile

erano presenti tutti i famigliari. Peppina aveva

invitato mamma Pakita, la maestra Drin Molla e

tutti i suoi compagni di classe. Per loro fu una

giornata da sballo, visto che per l'occasione non

andavano a scuola. Lei intanto indossò la sua

divisa, aiutata dall'inseparabile amico Antonio

Zago. Quando tutti furono pronti, puntuali,

andarono insieme nel cortile. C' era la fanfara

che rallegrava la festa e sul palco, preparato

per l'occasione, stavano seduti il Dirigente,

il Commissario e vari Ispettori. Peppina

osservava tutto stando sopra la spalla dell'amico

Antonio. Finalmente chiamarono per nome

i nuovi agenti e gli consegnarono il distintivo.

Era il Dirigente che aveva questa mansione.

Arrivò il turno di Peppina. Il Dirigente chiamò

ad alta voce: '' Agente Peppina Pin! '' Antonio

andò davanti al Dirigente e lei rispose:

'' Presente! '' salutando il Dirigente con la

zampina destra sulla fronte. Lui le consegnò

il distintivo dicendo: '' Mi congratulo te! Hai dato

a tutti noi una bella lezione dimostrando che,

anche chi è diverso da noi, se sa impegnarsi

e superare le difficoltà, riesce a realizzare

i propri sogni! Congratulazioni Agente Pin! ''

Lei prese il distintivo orgogliosa di se stessa.

Tornò al suo posto e, quando la cerimonia terminò,

andò felice da mamma Pakita che aveva già

le lacrime agli occi. Abbracciò sua figlia e

bisbigliando le disse: '' Sono orgogliosa di te! ''

Tutti abbracciarono Peppina. Era diventata

per tutte le cavallette una eroina. La piccola

Peppina Pin, dalla zampetta zoppicante, era

riuscita a trasformare il suo sogno in realtà!

 

Epilogo.

 

Il sogno diventa realtà.

 

Bene... la nostra Peppina Pin è riuscita a

realizzare il suo sogno e ora è una poliziotta.

Nonostante tutto è riuscita a compiere un'impresa

davvero grande. Molti la deridevano perché sscondo

loro non sarebbe mai diventata una poliziotta. Secondo

loro una cavalletta ( e per giunta con quella zampina

che la faceva camminare male ) non poteva ambire

a tanto, ma lei con coraggio e testardaggine è riuscita

a dimostrare a tutti l'esatto contrario, lasciandoli così

a bocca aperta. Chissà che Peppina non abbia insegnato

qualcosa anche a chi leggerà questa storia, riga

dopo riga, aspettando il risultato finale! Un sogno

c'è sempre dentro ciascuno di noi e a volte

basta avere il coraggio e la buona volontà

( come ha fatto Peppina ) perché questo sogno

si possa realizzare! Buona fortuna Peppina Pin!